Edward Oakley Thorp e il suo libro Beat the dealer
L’inizio della passione per il BJ
Nasce nel 1932 a Chicago. Diventa professore di matematica al MIT ed ottiene anche la laurea in fisica. Mentre lavora al MIT inizia a considerare delle possibilità per poter sviluppare un modello matematico che possa far vincere al gioco del blackjack.
Tutto inizia per caso dice Thorp. Un Natale stava andando con la moglie in vacanza (low cost) a Las Vegas, ma senza programmare di andare al casinò, in quanto già conosceva il gioco d’azzardo e sapeva che alla fine era perdente nei confronti dei giocatori. Però, per una curiosità scientifica, volle provare una mano a black jack, ma non andò ai tavoli del casinò, bensì iniziò a studiarlo da un punto di vista accademico.
L’intuizione
La sua idea era basata sul fatto che negli altri giochi d’azzardo ciò che succede negli eventi passati non influenza quelli futuri. Esempio: se fate girare la pallina alla roulette ed esce il numero 21, ciò non impedisce che il 21 si possa ripresentare la volta dopo. In teoria il 21 si può presentare sempre. Mentre nel Black Jack è completamente diverso: ogni volta che si gioca una carta, questa viene messa da parte e non viene più rigiocata nelle mani successive. Cioè nel BJ ogni mano non è un evento indipendente dall’altro: le carte mantengono la memoria della mano precedente. Supponendo quindi di giocare con un mazzo di 52 carte, allora ad ogni mano il calcolo delle probabilità, che bisogna applicare alla mano seguente, deve far riferimento alle carte rimaste e non al totale delle 52 dalle quali si è partiti.
Sebbene tale idea fosse corretta e semplice, ben più difficile era metterla in pratica e svilupparla tramite il calcolo delle probabilità. Non è cosa facile calcolare come l’uscita di alcune carte dal mazzo influisce sulla probabilità di vincita delle rimanenti. Però Thorp si rese conto che alcune carte erano più importanti di altre. Infatti se un giocatore raggiunge un punteggio di 15, può decidere di fermarsi per evitare di sballare, mentre se il banco ha 16 non può fermarsi e vincere sul 15 del giocatore, ma è costretto a tirare ancora un’altra carta, rischiando fortemente di sballare. Così, pensò Thorp, se ci fossero più carte alte (magari quelle da 10) il rischio del banco di sballare e perdere sarebbe alto e il vantaggio andrebbe a favore del giocatore. Quindi se si potesse tenere traccia di quante carte, che valgono 10, si trovano ancora nel mazzo, allora si potrebbe sviluppare una strategia vincente. Però memorizzarsi tutte le carte che uscivano era impossibile, così divise in 3 gruppi fondamentali le carte e ad ogni gruppo associò un valore: il primo gruppo era dal 2 al 6 e il valore assegnato era +1 in quanto l’uscita e quindi la mancanza di queste carte dal mazzo erano un fattore positivo e quindi favorevole per il giocatore. Il secondo gruppo erano i 7, 8 e 9, le carte neutrali, ai quali associò zero, mentre alle restanti associò -1 poiché l’uscita di queste carte, o la penuria di queste carte nel mazzo, era un fattore negativo per il giocatore. Quindi, ad ogni uscita di una carta, si faceva un semplice calcolo mentale, aggiungendo o togliendo 1, e se il conteggio era negativo il mazzo era favorevole al banco, altrimenti, se era positivo, era a vantaggio del giocatore. In pratica si trattava del conteggio Hi-Low che troverete esposto, in dettaglio, più avanti.
Thorp, per raggiungere il suo obiettivo, utilizzò i computer mainframe dell’IBM, imparò il linguaggio di programmazione Fortran e si basò, per formulare la sua teoria, sul criterio di Kelly. Gli elementi c’erano tutti: bisognava memorizzare le carte che erano uscite, analizzare la carta scoperta del banco e le nostre, fare dei calcoli (mentali) rapidi per sapere quale sia la scelta migliore tra chiedere carta, fermarsi, raddoppiare o dividere. Badate bene, l’obiettivo non era vincere sempre, ma scommettere di più quando le probabilità di vincere sono in nostro favore e meno quando sono a favore del banco.
Si va al casinò
Era venuto il momento di mettere in pratica ciò per cui si era studiato e quindi passare dalla teoria alla pratica. Però Thorp non aveva i soldi da investire nel progetto, così convinse un allibratore illegale ad associarsi a lui per giocare al casinò di Reno. Thorp metteva la sua abilità e il gangster 10 mila dollari. Applicò le sue teorie e vinse la prima volta 11 mila dollari in un solo week-end, che corrispondono oggi a circa 70 mila dollari. Avrebbe potuto vincere anche di più, ma il casinò notando il suo successo lo allontanò. Gli esperimenti seguenti, in altri casinò, questa volta di Las Vegas, furono sempre favorevoli. Però ogni volta veniva espulso a causa delle ingenti vincite, così le volte dopo era costretto a mascherarsi con della barba finta, cappelli e occhiali. Fino a quando non decise di creare una squadra con l’intento di contare le carte e vincere al casinò.
Beat the dealer
Nel 1962, dopo aver racimolato un bel gruzzolo, decise di rendere pubblica la sua scoperta (che lui chiamava il sistema del conteggio dei dieci) e pubblicò il famoso libro Beat the dealer. Vennero vendute 700 mila copie. Sebbene le vendite andarono molto bene, i lettori si lamentarono che il sistema enunciato nel libro, che permetteva di passare da uno svantaggio probabilistico del 5% rispetto al banco al 1% a proprio favore, era difficile da capire e da attuare in pratica nei casinò. Così Thorp venne incontro a queste osservazioni e 4 anni dopo, nel 1966, con l’aiuto di Julian Braun pubblicò una seconda versione del libro che conteneva un sistema molto più semplice e pratico denominato il sistema High-Low di Julian Braun.
Cosa successe dopo la pubblicazione del libro?
Ovviamente i casinò di Las Vegas si resero conto del rischio che stavano correndo e decisero di porvi riparo cambiando le regole del gioco 21, in modo da arginare e ostacolare il conteggio delle carte. La falla nel conteggio delle carte risiedeva nel fatto che le carte usate non dovevano più essere messe in gioco. Così i casinò decisero che potevano mischiare le carte ogni volta che lo desideravano. In pratica aspettavano che il giocatore, che contava le carte, si rendesse conto che era venuto il suo momento favorevole, con una conteggio positivo, in modo da fare una bella puntata alta e dopo l’ingente puntata del giocatore intervenivano mischiando tutte le carte. Ma questo continuo mischiare era una gran perdita di tempo, i giocatori si stufavano e lasciavano i tavoli da gioco e ben presto si rifiutarono di prendere parte al blackjack con queste nuove regole. Si creò così una situazione di stallo che venne sbloccata dai casinò i quali decisero di riprendere il gioco con le vecchie regole utilizzando però 4 mazzi di carte invece che uno, poi 6 ed infine 8 mazzi di carte. Variante che venne accettata dai giocatori di BJ.
Per quanto riguarda invece Thorp c’è da dire che dopo essere stato cacciato dai vari casinò e aver reso noto come battere il banco, decise di investire, ciò che aveva guadagnato, nel mercato azionario.
Ovviamente anche lui fa parte della Hall of Fame del blackjack. Attualmente è presidente della società “Edward O. Thorp & Associates” a Newport Beach dove vive con la sua moglie Vivian. Inutile dire che è un mito nel mondo del Blackjack.